Sunday, August 19, 2012
EID-é- FETR - LO SPIRITO DEL RAMADAN
EID-é-FETR - Lo spirito del Ramadan
Ogni anno inizia 10 giorni prima dell'anno precedente, e in 36 anni
circa il ciclo ricomincia. E' il nono mese lunare del calendario
islamico, in Iran detto Ramazan: per 28 o 29 giorni consecutivi,
dall'alba al tramonto, niente cibo, niente bevande, niente fumo e
niente sesso. Specie quando come quest'anno cade in estate, le calde e
lunghissime giornate rendono l'impresa particolarmente dura. Gli orari
di negozi e uffici sono profondamente alterati, le abitudini e i ritmi
della vita quotidiana subiscono molto spesso un drammatico
rallentamento. In Iran dove ho insegnato italiano all'Università di
Isfahan dal 2003 al 2005, il regime degli ayatollah impone che il
digiuno, almeno ufficialmente, sia osservato indistintamente da tutti;
per legge i ristoranti, tranne quelli degli alberghi dove ci sono
stranieri, devono rimanere chiusi. Anche gli stranieri devono comunque
evitare di mangiare o bere in pubblico o per strada.
L'inizio e la fine del mese dipendono strettamente dalle fasi lunari;
al giorno d'oggi dovrebbero quindi essere scientificamente
prevedibili. Secondo la tradizione, sono però necessari dei testimoni
oculari e le guide spirituali ci tengono molto a mantenere il
privilegio di annunciare pubblicamente la comparsa del primo,
infinitamente piccolo, falcetto di luna. All'annuncio ufficiale,
persone dello stesso sesso che non si conoscono fra loro, si sentono
in dovere di congratularsi a vicenda, abbracciandosi e baciandosi.
Fino a quel momento nessuno potrà essere sicuro delle date, che spesso
variano leggermente da una nazione all'altra.
Per la festa dell'ultimo giorno del mese (Eid-é-Fetr), tempo di grandi
celebrazioni in ogni paese musulmano, la mia amica Sadigh mi aveva
invitata a casa sua. 'Alla fine del mese di digiuno, mi ha spiegato, è
costume degli sciiti e mangiare un pezzettino di mohr, il piccolo
pezzo di argilla usato per appoggiare la fronte a terra durante la
preghiera. Si dice che provenga dalle città sante Kerbala e Najaf in
Iraq'. Ogni moschea in Iran conserva al suo interno interi monticelli
di mohr pronti per l'uso: ricordano al fedele che il Profeta, quando
egli istituì le cerimonie islamiche, toccò la terra con la fronte.
Dalla terra fu creato l'uomo, e nella terra tutti gli esseri umani
andranno a finire e si disintegreranno. Usare il mohr è sempre
opzionale, e viene sconsigliato durante il pellegrinaggio alla Mecca:
è una delle tante usanze e credenze sciite che i sunniti considerano
idolatriche. In Iran alcune persone fanno un uso così continuo del
mohr da avere ormai una vera e propria impronta circolare sulla
fronte.
Nel 2003 l'Eid-è-Fetr cadeva il 26 novembre e così è venuto a
curiosamente coincidere con una delle più importanti ricorrenze
americane, quella del Thanksgiving. Entrambe le festività sono giorni
del Ringraziamento: gli americani, come fecero i Padri Pellegrini nel
17° secolo, ringraziano di avere cibo sulle loro tavole, i musulmani
ringraziano di avere avuto la forza di onorare uno dei cinque
'pilastri' della loro fede. I più tradizionali, prima dell'abboffata
finale, in propiziazione di altre simili occasioni future, si passano
sul volto le mani, dopo averle imposte su un piatto di riso crudo.
Alcuni pensano che il nome del Ramazan sia così sacro da coincidere
con quello di Dio stesso e che vada sempre menzionato accompagnato
dalla parola 'mese'. Il Ramazan non è solo privazione corporale:
almeno nelle intenzioni dovrebbe costituire anche un potente richiamo
all'arricchimento dello spirito. E' il mese delle 'buone azioni':
particolarmente in questo mese tutti, compresi coloro che per ragioni
di salute sono esentati dal digiuno, devono essere particolarmente
gentili con il prossimo e perfino con gli animali, non possono
pronunciare bugie né parole false, scortesi o blasfeme.
Gli occidentali che osservano da vicino il puntuale rito del digiuno,
ne penetrano a fatica la realtà, ritraendosi sgomenti da tanta
determinazione. Anche dai cristiani venivano un tempo richiesti atti
pubblici di estrema devozione. Ad esempio, la Quaresima consisteva in
40 giorni di dure privazioni, al punto che si usava spezzarla con una
specie di anticipo del Carnevale, la festa di Mezza Quaresima. Non
mancavano però anche coloro che pagavano offerte alla chiesa per
esimersi del tutto dall'astinenza.
Non dobbiamo sorprenderci nell'apprendere che, tra coloro che non
esitano un istante a impegnarsi in prima persona nello strenuo
sacrificio personale del Ramazan, vi siano anche persone che religiose
non sono affatto. Un'ardente fede religiosa è una delle motivazioni,
ma non la sola, che sta alla base della decisione di sottoporsi a così
dure prove. Altri misteriosi meccanismi della coscienza umana giocano
importantissimo ruolo e tutti contribuiscono ad affermare
prepotentemente l'identità etnica dell'individuo: è la forza del
gruppo, è la 'psicologia del mucchio', è la volontà di buttarsi a
capofitto nella catarsi di un rito di massa, è un voler sfidare le
proprie forze, la propria volontà, la propria capacità di resistenza.
Tra i tanti che, anche se non richiesti, mi annunciavano la propria
entusiastica adesione al digiuno rituale, c'è stato anche chi ne
sbandierava i supposti vantaggi psicofisici che affinerebbero
all'unisono menti e corpi, e c'era chi segretamente, ora che grasso
non è più tanto bello neanche fra i musulmani, prendeva questa come
l'occasione buona per perdere qualche chiletto.
Per 29 giorni, a secondo degli orari del sole, il muezzin aveva
annunciato l'inizio e la sospensione del digiuno. Sadigh mi raccontava
che il pasto delle prime ore del mattino (sahar) viene consumato per
lo più individualmente, assaporando in silenzio, insieme al cibo, il
momento magico precedente il consueto richiamo alla preghiera (azan):
l'ora ancora buia viene ritenuta particolarmente preziosa per il
raccoglimento personale. Subito dopo il calar del sole, il pasto della
sera (eftar) è invece sempre una bella occasione di riunione
familiare, un momento di contentezza generale. Nelle case, nelle
scuole, nelle strade, avevo visto ogni sera la gente stringersi
assieme, mentre gli osservanti si congratulavano silenziosamente con
se stessi per avere ancora una volta vinto la loro scommessa
personale. Gli eftar (cioè 'rompere' il digiuno, identico significato
letterale di breakfast, 'prima colazione' in inglese) nascono con il
precipuo scopo di ristorare i digiunanti, ma sono di sicuro gradimento
anche per chi il digiuno non l'ha mai iniziato. Di solito ristretti al
solo ambito familiare, possono anche essere occasioni sociali vere e
proprie: il Rettore dell'Università di Isfahan dove ho insegnato
italiano, offre ogni anno un eftar all'intero corpo accademico durante
il mese di Ramazan.
Semplice acqua calda e zucchero, poi pane, biscottini e dolcini vari
(in Iran frittelle particolari – zolbia e bamieh - a base di yogurt o
di uova), ma soprattutto tè e datteri, e ogni sorta di cibi, per
celebrare collettivamente il ritorno alla vita dalla strana
sospensione del tempo: il Ramazan è anche una delle tante occasioni in
cui in Iran grandi quantità di pietanze varie sono offerte per strada
da qualcuno che intende così esaudire un voto (nasr) e praticare
pubblicamente la zakat, l'elemosina prescritta dal Corano. L'obbligo
dell'elemosina viene ovunque ricordato dalla muta presenza di
innumerevoli cassette blu e gialle, disseminate per questo scopo nei
negozi, negli uffici pubblici, in tutti gli angoli delle strade.
Il principio generale (non sempre seguito alla lettera da tutti) è
quello che ciò che non mangiamo, va regalato ai poveri. 'Il Ramazan,
mi spiegava Sadigh, è considerato anche una preziosa opportunità per
capire davvero chi prova la fame, e chi soffre in generale, per
apprezzare fino in fondo il valore del cibo e dell'acqua. Il brusco
cambiamento nelle proprie abitudini personali ha per scopo di spingere
il fedele a una revisione dell'intera propria esistenza, adottando per
quel determinato periodo un punto di vista radicalmente diverso. Ogni
giorno che passa, si legge una delle 30 parti in cui è diviso il
Corano, ogni giorno è occasione di rinascita, ed è anche occasione di
perdono per i propri peccati'. Un po' come avviene con le nostre
indulgenze, la benedizione viene considerata mille volte più forte in
questo periodo.
In alcuni paesi musulmani, come ad esempio il Marocco, il mese del
digiuno è tempo e motivo per far bisboccia tutte le sere, e dormire
durante il giorno; gli iraniani, più moderati, limitano i grandi
festeggiamenti a tre sole occasioni, e precisamente il 19°, 21° e 23°
giorno. In quei giorni donne iraniane particolarmente devote
esaudiscono un voto ed aprono la loro casa ad amiche e conoscenti per
un ricevimento (ghadr). Gli sciiti credono che Maometto, affiancato
dall'imam Alì, suo cugino e genero, ebbe la rivelazione dell'intero
Corano in una sola notte, che potrebbe essere ciascuna di queste tre.
Assistere ad una di queste veglie (ahya) è stata per me un'esperienza
straordinaria: un centinaio di donne di tutte le età, tutte vestite a
nero dalla testa a piedi (molte con gioielli, pizzi e raffinati
vestiti ricamati), accoccolate per terra sugli splendidi tappeti di
una grande ed elegantissima casa, alternavano fino alle tre del
mattino le preghiere collettive alle chiacchiere e ai cibi
tradizionali. A guidare tutte queste 'vedove', c'era anche una
recitatrice professionale del Corano ingaggiata per l'occasione,
sembrava un film, o meglio un documentario sull'Islam.
Per altre informazioni su questi argomenti:
"Oltre il chador - Iran in bianco e nero" di Marcella Croce
ed. Medusa Milano 2006 1° premio Il Paese delle Donne Roma 2007
Marcella Croce www.marcellacroce.com blog.marcellacroce.com
marcellacroce@gmail.com cell. +39 340 6678233
Responsabile Centro Studi Avventure nel Mondo Palermo
http://www.angolodellavventura.com/regioni/sicilia/palermo/centro_studi.html
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