Thursday, August 30, 2012

SUNNITI E SCIITI in previsione del 1° incontro della serie SCRITTURE DEL MONDO - Shah-in-shah di R- Kapuscinski al Museo delle Marionette trav. Via Butera Palermo 27 gennaio ore 18

Sunniti e Sciiti

Dopo la morte di Maometto, i leader politici e spirituali dei
musulmani furono gli halifa (califfi) che venivano scelti per i loro
meriti ad assumere il 'Manto del Profeta'. Dopo i primi tre (Abu Bakr,
Omar e Uthman), il califfo fu Ali, cugino del Profeta che era anche
suo genero per averne sposato la figlia Fatima. Da quel momento in poi
gli sciiti (shia Ali 'seguaci di Ali'), vollero che l'egida
rimanesse nella famiglia del Profeta e che si tramandasse per diritto
ereditario. Ali, il cui onnipresente ritratto è assai somigliante alle
immagini canoniche di Gesù Cristo, fu padre di Huseyn e capostipite
dei dodici imam sciiti, gli unici cui secondo loro si può attribuire
tale titolo. Ognuno degli imam fu barbaramente assassinato o ucciso in
battaglia, tranne il Mahdi (Salvatore), 'il ben guidato', ultimo della
serie, che fu costretto a nascondersi per difendersi dalle
persecuzioni del califfo sunnita. Dopo di lui il titolo è stato
riconosciuto solo a Khomeini, ma con valore solo onorifico.
I sunniti non riconobbero tale principio ereditario, e per loro un
'imam' è più o meno ciò che per noi è un parroco. Lo sciismo serpeggiò
per secoli nella regione incarnando le speranze e le rivendicazioni di
una minoranza governata dai più forti, cioè dai califfi Omayyadi e
Abbasidi. Divenne religione ufficiale dell'Iran solo nel 16° secolo,
quando la dinastia Safavide ne fece una bandiera per la creazione di
una coscienza nazionale, autoproclamandosi 'cani da guardia sulla
soglia di Ali'. Per strano parallelismo, nella chiesa cattolica i
domenicani si definiscono Domini canes ('cani da guardia del
Signore'), e il cane è l'emblema del loro ordine.

Il 12° imam (Mahdi) scomparve (o meglio si dileguò) nel 874 all'età di 13 anni.
Gli scettici ipotizzano a bassa voce che in realtà il Mahdi non sia
mai neanche esistito, e che sia stato inventato da chi non voleva
ammettere che l'undicesimo imam Hassan al-Askari, non avesse avuto
figli, cosa in effetti molto difficile da accettare per un musulmano.
Con la sua fede nel ritorno del Mahdi lo sciismo si allinea con il
cristianesimo, il giudaismo e molte altre fedi antiche, nel novero
delle religioni soteriologiche. Gesù Cristo per i cristiani verrà alla
fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti, l'attesa del Mahdi
(chiamato anche 'Imam del Tempo' o 'Signore dell'Era presente') è
invece molto più concreta e quindi simile a quella del Messia ebraico.
Tantissimi in Iran lo aspettano fiduciosi, così solo si può
comprendere a pieno l'entusiasmo con il quale gli iraniani
storicamente hanno accolto chi giudicavano in quel momento il loro
Salvatore. Un entusiasmo che diviene addirittura travolgente quando
l'eroe, venerato per la sua integrità e coerenza, è giudicato oggetto
di ingiusta persecuzione da parte di un usurpatore. E' esattamente ciò
che si è verificato con Ali, 'leone di Dio', con Huseyn, 'Principe dei
Martiri' e con tutti gli altri imam.

E' ciò che è accaduto nella leggenda con Rostam, 'figlio di Zal', eroe
dello Shanameh di Ferdowsi, ma è anche ciò che è accaduto nella realtà
con Khomeini, trionfalmente abbracciato da una folla strabocchevole al
suo ritorno in Iran nel 1979. E' anche ciò che era accaduto negli anni
'50 con il carismatico primo ministro Mohammad Mossadeq. Mossadeq per
gli iraniani era una 'figura simile ad Alì, un uomo di grande
rettitudine e dedizione disposto a prendere su di sé i dolori e i
fardelli di un'umanità imperfetta'. Nel 1951 egli aveva osato
nazionalizzare il petrolio iraniano, e nel 1953 fu per questa ragione
silurato da un colpo di stato orchestrato da Inghilterra e Stati
Uniti. Mossadeq è ancora un eroe nazionale nel cuore di tanti che non
perdonano alle potenze occidentali di avere così soppresso l'unico
breve tentativo di democratizzazione mai messo in pratica nella storia
dell'Iran.

Gli sciiti osservanti credono che il Mahdi sia ancora vivo. La prima
volta che l'ho sentito dire ero molto stupita da queste affermazioni.
In seguito mi è capitato di menzionare alcuni dogmi e credenze della
Chiesa cristiana con i miei studenti (insegnavo italiano all'Università di Isfahan)
e ho visto la massima incredulità disegnarsi sui loro volti: per chi non ne ha mai sentito
parlare, la verginità della Madonna, la resurrezione di Cristo, la
presenza di Cristo nell'Eucaristia, sono fonte di identico
stupore.Sembra che il ritorno del Mahdi, atteso da tutti perché
segnerà la salvezza del mondo, sia molto probabile in periodi
particolarmente insanguinati da guerre. Se è così, allora sicuramente
abbiamo al momento concrete speranze di vederlo venire (e, possiamo
aggiungere, speriamo che arrivi presto...)

PER ULTERIORI INFORMAZIONI SU QUESTI ARGOMENTI: "Oltre il chador -
Iran in bianco e nero" di Marcella Croce (Medusa ed. Milano) 1° premio
"Il paese delle Donne Roma 2007
Marcella      www.marcellacroce.com    blog.marcellacroce.com
marcellacroce@gmail.com     +39 340 6678233
Responsabile Centro Studi Avventure nel Mondo Palermo
http://www.angolodellavventura.com/regioni/sicilia/palermo/centro_studi.html

Tuesday, August 28, 2012

BAIA DI RIO DE JANEIRO (Meraviglie naturali del mondo)

BAIA DI RIO DE JANEIRO

Sebbene la baia sia oggi popolata da una megalopoli di 12 milioni di
abitanti, è questa una delle meraviglie naturali del mondo. I panorami
mozzafiato (vedi foto del Cristo Redentore) incantano ogni visitatore,
e devono avere profondamente colpito anche i primi esploratori
portoghesi che vi entrarono il 1º gennaio del 1502 e che, pensando si
trattasse della foce di un fiume, lo battezzarono Rio De Janeiro. La
corsa all'oro brasiliana dopo il primo ritrovamento nel 1695 fu
travolgente. La Strada Reale, che permetteva alle carovane di muli di
trasportare l'oro e i diamanti dallo stato di Minas Gerais fino ai
porti di Paraty e di Rio de Janeiro, rese ricca la città.

Nel 1808, fuggendo dall'invasione napoleonica del Portogallo, vi si
trasferì la famiglia reale portoghese con il reggente Dom Joao e circa
15000 nobili. La capitale del regno venne trasferita da Salvador de
Bahia a Rio, che divenne quindi l'unica capitale europea al di fuori
dell'Europa. Siccome non c'erano spazi né strutture urbane per
accomodare tutta la corte, molti abitanti vennero semplicemente
sfrattati dalle loro abitazioni. Il reggente si innamorò del Brasile,
e non volle più tornare in Portogallo anche quando divenne re con il
nome di Dom Joao VI. Fondò l'Orto Botanico dove è tuttora possibile
osservare la strepitosa fauna tropicale (vedi foto di Andrea Matranga
con fiore di eliconia). La foresta di Tijuca è la più grande foresta
urbana del mondo, regno della Mata Atlantica, la splendida foresta
pluviale che prima dell'arrivo degli europei cresceva rigogliosa lungo
tutta la costa e in gran parte dell'interno della parte meridionale
del Brasile.

Per gli abitanti locali (carioca) e per i visitatori, Rio non è avara
di irresistibili attrazioni: i chilometri di spiaggia e l'animata vita
notturna invitano al dolce far niente, i ritmi della bossa nova
preludono alla nostalgia (saudade), il samba introduce alla frenesia
del Carnevale, mentre il celebre Pan di Zucchero e le altre formazioni
rocciose che circondano la baia sono il paradiso degli amanti
dell'arrampicata sportiva. Aggrappate alle colline e affacciate sui
migliori panorami del mondo, sono cresciute come funghi le tristemente
note favelas, preda della criminalità e dei trafficanti di droga, di
recente in parte "pacificate" con l'intervento dell'esercito. Per
queste zone off limits oggi esistono programmi di recupero e non manca
addirittura chi prevede un futuro turistico impensabile fino a poco
tempo fa. Nel frattempo la cidade maravilhosa del Brasile si prepara
ai Mondiali di calcio del 2014 e alle Olimpiadi del 2016.

In questa serie è stato già pubblicato il post:
Gran Canyon & Monument Valley
http://blog.marcellacroce.com/2012/08/grand-canyon-monument-valley-1-post.html

Ancora Brasile nel post:
http://blog.marcellacroce.com/2012/09/fauna-del-pantanal-in-previsione-della.html
Marcella    www.marcellacroce.com     blog.marcellacroce.com
marcellacroce@gmail.com    +39 340 6678233
Responsabile Centro Studi Avventure nel Mondo Palermo
http://www.angolodellavventura.com/regioni/sicilia/palermo/centro_studi.html

Friday, August 24, 2012

ZUCCA, ZUCCHINE E FEGATO DEI SETTECANNOLI

ZUCCA, ZUCCHINE E FEGATO DEI SETTECANNOLI
1° post della serie CIBI SCONOSCIUTI DI SICILIA

Un tempo, per la maggior parte dei siciliani, la carne era un vero
lusso, riservato solo a specialissime occasioni; dalle cronache e dai
ricordi di un passato neanche tanto lontano, possiamo dedurre che il
principale ingrediente sulle tavole dei siciliani era la fame. I
siciliani non hanno mai usato molta fantasia nella cottura della carne
che, più che per il gusto, era ricercata soprattutto come importante
status symbol cui molti non volevano rinunciare. C'era però un piatto
che, a una certa distanza, consentiva almeno di mantenere la faccia
con i vicini a chi non poteva permettersi neanche il fegato o altre
frattaglie: la zucca in agrodolce, anche detta 'fegato dei
Settecannoli', dal nome di un poverissimo quartiere palermitano. La
frittura dava alla zucca il colore giusto per creare l'illusione della
carne anche a se stessi; lo zucchero, l'aceto e la menta la
insaporivano. Proprio questi stessi sono gli ingredienti citati da
Apicio per la sua ricetta della cucurbitas more alexandrino ('zucca
all'uso alessandrino'): indubbiamente anche gli antichi romani
sentivano il bisogno di aggiungere una salsa fortemente aromatica a un
vegetale di per sé non molto saporito.

Malgrado l'esistenza del detto conzala come vuoi, sempre cucuzza è
(condiscila come vuoi, è sempre zucchina), molti siciliani di una
certa età apprezzano la zucchina in umido, e sono convinti che
possieda particolari virtù terapeutiche per le funzioni intestinali,
delle quali non esitano a discutere anche nelle conversazioni più
salottiere. In Sicilia esiste una zucchina lunga 50 o 60 cm (vedi foto n.2) che lascia
di stucco tutti i visitatori, italiani o stranieri che siano, e le cui
foglie sono utilizzate per l'apprezzatissima minestra con i tenerumi.
La zucchina più comune è piuttosto piccola e di colore verde scuro;
una zucchina verde chiaro, più lunga e più grossa, costituisce la base
per il condimento della pasta con la zucchina fritta.

Esistono numerosi altri tipi di zucchina che non hanno mercato o non
vengono coltivati in Sicilia. Trova invece un particolare uso in
pasticceria la cosiddetta zucchina (cucuzza) baffa (vedi foto n.1), di cui molti non
sospettano nemmeno l'esistenza. I veri intenditori la conoscono bene;
Maria Grammatico che, se vivesse in Giappone, sarebbe stata da tempo
dichiarata Tesoro Nazionale della pasticceria siciliana, conosce un
contadino che la coltiva amorosamente e gliela consegna a domicilio
nel suo famoso laboratorio di Erice. La cucuzza baffa è di colore
verde chiaro, ha le dimensioni di un'anguria oblunga e può pesare
anche 18 Kg. Tagliata a strisce e messa in salamoia in tini di legno
(bottazzi), viene poi candita con lo zucchero per ottenere la zuccata
(cucuzzata), importante decorazione di molti dolci fra cui la cassata.
Per questo scopo è comunque possibile usare molti altri tipi di
zucchina tra cui la centinara che è molto più piccola, un po' pelosa e
ha forma di pera. Data l'oggettiva difficoltà a trovare la baffa,
questo è quello che i non integralisti finiscono col fare.
Possono essere inseriti nelle frittate o fritti in pastella i
bellissimi fiori di zucca; anche i fiori di sambuco possono fare la
stessa gloriosa fine, o essere inseriti nella pasta del pane, una
volta seccati in modo particolare come si usa fare in molte zone della
provincia di Enna.
Per maggiori informazioni su questi argomenti:
Guida ai sapori perduti di Marcella Croce
(Kalòs ed. Palermo 2a edizione 2012)
Marcella
www.marcellacroce.com     blog.marcellacroce.com
marcellacroce@gmail.com    +39 340 6678233
Responsabile Centro Studi Avventure nel Mondo Palermo
http://www.angolodellavventura.com/regioni/sicilia/palermo/centro_studi.html

Tuesday, August 21, 2012

Grand Canyon & Monument Valley (MERAVIGLIE NATURALI)

GRAND CANYON & MONUMENT VALLEY (USA 1978)
1° post della serie:
LE MERAVIGLIE NATURALI PIU' STRAORDINARIE VISTE NEL CORSO DI 40 ANNI
DI VIAGGI IN TUTTO IL MONDO
Avevo da poco saputo di essere incinta. Da due anni io e mio marito
Giovanni studiavamo all'università del Wisconsin e avevamo da tempo
progettato per quell'estate del 1978 un lungo viaggio di tre mesi in
tenda attraverso USA, Messico e Guatemala. Che fare dopo la lieta
notizia? Rinunziare? Non proprio, infatti siamo partiti e abbiamo
ugualmente fatto tutto il viaggio come previsto: unico inconveniente
una gastroenterite da me beccata in Messico che non aveva nulla a che
fare con la gravidanza, ma piuttosto con succhi comprati in mezzo la
strada in una cittadina della infuocata Baja California: prima di
decidere l'itinerario non ci eravamo neanche informati del clima della
zona che in estate è torrido!

Meta obbligata del viaggio il Grand Canyon dove eravamo intenzionati a
scendere a piedi. Il cammino più battuto era chiuso a causa di frane,
quindi abbiamo percorso il canyon laterale del Bright Angel, che è
ancora più lungo (ci sono voluti tre giorni per scendere e tre per
salire). Una bella fatica, cercando di evitare il caldo delle 2 del
pomeriggio quando tutto si fermava tranne i rangers del parco che
continuavano le loro ispezione (patrolling) dei sentieri. Grandiosità
del paesaggio e spazi infiniti, ovunque natura senza tracce di
presenza umana, in inglese si chiama wilderness, parola intraducibile
in italiano, forse proprio perché da noi esiste forse solo nel cratere
del vulcano Stromboli. La quintessenza della wilderness è nel parco che molto
appropriatamente si chiama Monument Valley, icona del Far West. E veri
e propri monumenti naturali infatti sono le celebri formazioni
rocciose, in cui il deserto assume straordinari colori specialmente
all'alba e al tramonto.

Ognuno dei parchi americani (Bryce, Zion, De Chelly, per menzionare
solo alcuni fra i più splendidi) ha sentieri ben tracciati e ben
tenuti, e qualche particolarità che lo rende unico. Nei campeggi il
comfort è minimo, ma in compenso tutto costa poco, per ogni tenda c'è
tanto spazio a disposizione, e non manca mai il barbecue e il grande
tavolo di legno con le panchine. Ogni parco organizza programmi
educativi e visite guidate per tutte le età, distribuisce e vende
ottimo materiale illustrativo. E appena fuori dei parchi, nelle
cittadine dove si respira ancora il sapore del Far West, può capitare
di assistere a un vero rodeo, e di vedere cowboys con tanto di
cappello a falde che entrano ed escono dal saloon.

I prossimi post di questa serie saranno:
Cratere del vulcano Stromboli in eruzione 1980
Fauna del cratere dello Ngorongoro (Tanzania) 1984
Massiccio Tassili Hoggar (Sahara algerino) 1985
Isole Galapagos (Ecuador) 1995
Baia di Rio de Janeiro (Brasile) 1996 & 2009
Cascate di Iguaçu (Brasile & Argentina) 1996
Baia di Halong (Vietnam) 1999 & 2009
Aceri in autunno e fioriture primaverili a Kyoto (Giappone) 2005-2006 & 2010
Fauna del Pantanal (Brasile) 2010
Ghiacciaio Perito Moreno (Patagonia argentina) 2012
TUTTI LUOGHI CHE LASCIANO A BOCCA APERTA PERCHE' LA NATURA è (o è
stata) AL LAVORO, POTENTE E INDESCRIVIBILE
La lista non è esaustiva né completa, segue un ordine di tempo ma non
di bellezza.

Marcella www.marcellacroce.com     blog.marcellacroce.com
marcellacroce@gmail.com   cell. +39 340 6678233
Responsabile Centro Studi Avventure nel Mondo Palermo
http://www.angolodellavventura.com/regioni/sicilia/palermo/centro_studi.html

Sunday, August 19, 2012

EID-é- FETR - LO SPIRITO DEL RAMADAN


EID-é-FETR - Lo spirito del Ramadan

Ogni anno inizia 10 giorni prima dell'anno precedente, e in 36 anni
circa il ciclo ricomincia. E' il nono mese lunare del calendario
islamico, in Iran detto Ramazan: per 28 o 29 giorni consecutivi,
dall'alba al tramonto, niente cibo, niente bevande, niente fumo e
niente sesso. Specie quando come quest'anno cade in estate, le calde e
lunghissime giornate rendono l'impresa particolarmente dura. Gli orari
di negozi e uffici sono profondamente alterati, le abitudini e i ritmi
della vita quotidiana subiscono molto spesso un drammatico
rallentamento. In Iran dove ho insegnato italiano all'Università di
Isfahan dal 2003 al 2005, il regime degli ayatollah impone che il
digiuno, almeno ufficialmente, sia osservato indistintamente da tutti;
per legge i ristoranti, tranne quelli degli alberghi dove ci sono
stranieri, devono rimanere chiusi. Anche gli stranieri devono comunque
evitare di mangiare o bere in pubblico o per strada.
L'inizio e la fine del mese dipendono strettamente dalle fasi lunari;
al giorno d'oggi dovrebbero quindi essere scientificamente
prevedibili. Secondo la tradizione, sono però necessari dei testimoni
oculari e le guide spirituali ci tengono molto a mantenere il
privilegio di annunciare pubblicamente la comparsa del primo,
infinitamente piccolo, falcetto di luna. All'annuncio ufficiale,
persone dello stesso sesso che non si conoscono fra loro, si sentono
in dovere di congratularsi a vicenda, abbracciandosi e baciandosi.
Fino a quel momento nessuno potrà essere sicuro delle date, che spesso
variano leggermente da una nazione all'altra.
Per la festa dell'ultimo giorno del mese (Eid-é-Fetr), tempo di grandi
celebrazioni in ogni paese musulmano, la mia amica Sadigh mi aveva
invitata a casa sua. 'Alla fine del mese di digiuno, mi ha spiegato, è
costume degli sciiti e mangiare un pezzettino di mohr, il piccolo
pezzo di argilla usato per appoggiare la fronte a terra durante la
preghiera. Si dice che provenga dalle città sante Kerbala e Najaf in
Iraq'. Ogni moschea in Iran conserva al suo interno interi monticelli
di mohr pronti per l'uso: ricordano al fedele che il Profeta, quando
egli istituì le cerimonie islamiche, toccò la terra con la fronte.
Dalla terra fu creato l'uomo, e nella terra tutti gli esseri umani
andranno a finire e si disintegreranno. Usare il mohr è sempre
opzionale, e viene sconsigliato durante il pellegrinaggio alla Mecca:
è una delle tante usanze e credenze sciite che i sunniti considerano
idolatriche. In Iran alcune persone fanno un uso così continuo del
mohr da avere ormai una vera e propria impronta circolare sulla
fronte.
Nel 2003 l'Eid-è-Fetr cadeva il 26 novembre e così è venuto a
curiosamente coincidere con una delle più importanti ricorrenze
americane, quella del Thanksgiving. Entrambe le festività sono giorni
del Ringraziamento: gli americani, come fecero i Padri Pellegrini nel
17° secolo, ringraziano di avere cibo sulle loro tavole, i musulmani
ringraziano di avere avuto la forza di onorare uno dei cinque
'pilastri' della loro fede. I più tradizionali, prima dell'abboffata
finale, in propiziazione di altre simili occasioni future, si passano
sul volto le mani, dopo averle imposte su un piatto di riso crudo.
Alcuni pensano che il nome del Ramazan sia così sacro da coincidere
con quello di Dio stesso e che vada sempre menzionato accompagnato
dalla parola 'mese'. Il Ramazan non è solo privazione corporale:
almeno nelle intenzioni dovrebbe costituire anche un potente richiamo
all'arricchimento dello spirito. E' il mese delle 'buone azioni':
particolarmente in questo mese tutti, compresi coloro che per ragioni
di salute sono esentati dal digiuno, devono essere particolarmente
gentili con il prossimo e perfino con gli animali, non possono
pronunciare bugie né parole false, scortesi o blasfeme.
Gli occidentali che osservano da vicino il puntuale rito del digiuno,
ne penetrano a fatica la realtà, ritraendosi sgomenti da tanta
determinazione. Anche dai cristiani venivano un tempo richiesti atti
pubblici di estrema devozione. Ad esempio, la Quaresima consisteva in
40 giorni di dure privazioni, al punto che si usava spezzarla con una
specie di anticipo del Carnevale, la festa di Mezza Quaresima. Non
mancavano però anche coloro che pagavano offerte alla chiesa per
esimersi del tutto dall'astinenza.
Non dobbiamo sorprenderci nell'apprendere che, tra coloro che non
esitano un istante a impegnarsi in prima persona nello strenuo
sacrificio personale del Ramazan, vi siano anche persone che religiose
non sono affatto. Un'ardente fede religiosa è una delle motivazioni,
ma non la sola, che sta alla base della decisione di sottoporsi a così
dure prove. Altri misteriosi meccanismi della coscienza umana giocano
importantissimo ruolo e tutti contribuiscono ad affermare
prepotentemente l'identità etnica dell'individuo: è la forza del
gruppo, è la 'psicologia del mucchio', è la volontà di buttarsi a
capofitto nella catarsi di un rito di massa, è un voler sfidare le
proprie forze, la propria volontà, la propria capacità di resistenza.
Tra i tanti che, anche se non richiesti, mi annunciavano la propria
entusiastica adesione al digiuno rituale, c'è stato anche chi ne
sbandierava i supposti vantaggi psicofisici che affinerebbero
all'unisono menti e corpi, e c'era chi segretamente, ora che grasso
non è più tanto bello neanche fra i musulmani, prendeva questa come
l'occasione buona per perdere qualche chiletto.
Per 29 giorni, a secondo degli orari del sole, il muezzin aveva
annunciato l'inizio e la sospensione del digiuno. Sadigh mi raccontava
che il pasto delle prime ore del mattino (sahar) viene consumato per
lo più individualmente, assaporando in silenzio, insieme al cibo, il
momento magico precedente il consueto richiamo alla preghiera (azan):
l'ora ancora buia viene ritenuta particolarmente preziosa per il
raccoglimento personale. Subito dopo il calar del sole, il pasto della
sera (eftar) è invece sempre una bella occasione di riunione
familiare, un momento di contentezza generale. Nelle case, nelle
scuole, nelle strade, avevo visto ogni sera la gente stringersi
assieme, mentre gli osservanti si congratulavano silenziosamente con
se stessi per avere ancora una volta vinto la loro scommessa
personale. Gli eftar (cioè 'rompere' il digiuno, identico significato
letterale di breakfast, 'prima colazione' in inglese) nascono con il
precipuo scopo di ristorare i digiunanti, ma sono di sicuro gradimento
anche per chi il digiuno non l'ha mai iniziato. Di solito ristretti al
solo ambito familiare, possono anche essere occasioni sociali vere e
proprie: il Rettore dell'Università di Isfahan dove ho insegnato
italiano, offre ogni anno un eftar all'intero corpo accademico durante
il mese di Ramazan.
Semplice acqua calda e zucchero, poi pane, biscottini e dolcini vari
(in Iran frittelle particolari – zolbia e bamieh - a base di yogurt o
di uova), ma soprattutto tè e datteri, e ogni sorta di cibi, per
celebrare collettivamente il ritorno alla vita dalla strana
sospensione del tempo: il Ramazan è anche una delle tante occasioni in
cui in Iran grandi quantità di pietanze varie sono offerte per strada
da qualcuno che intende così esaudire un voto (nasr) e praticare
pubblicamente la zakat, l'elemosina prescritta dal Corano. L'obbligo
dell'elemosina viene ovunque ricordato dalla muta presenza di
innumerevoli cassette blu e gialle, disseminate per questo scopo nei
negozi, negli uffici pubblici, in tutti gli angoli delle strade.
Il principio generale (non sempre seguito alla lettera da tutti) è
quello che ciò che non mangiamo, va regalato ai poveri. 'Il Ramazan,
mi spiegava Sadigh, è considerato anche una preziosa opportunità per
capire davvero chi prova la fame, e chi soffre in generale, per
apprezzare fino in fondo il valore del cibo e dell'acqua. Il brusco
cambiamento nelle proprie abitudini personali ha per scopo di spingere
il fedele a una revisione dell'intera propria esistenza, adottando per
quel determinato periodo un punto di vista radicalmente diverso. Ogni
giorno che passa, si legge una delle 30 parti in cui è diviso il
Corano, ogni giorno è occasione di rinascita, ed è anche occasione di
perdono per i propri peccati'. Un po' come avviene con le nostre
indulgenze, la benedizione viene considerata mille volte più forte in
questo periodo.
In alcuni paesi musulmani, come ad esempio il Marocco, il mese del
digiuno è tempo e motivo per far bisboccia tutte le sere, e dormire
durante il giorno; gli iraniani, più moderati, limitano i grandi
festeggiamenti a tre sole occasioni, e precisamente il 19°, 21° e 23°
giorno. In quei giorni donne iraniane particolarmente devote
esaudiscono un voto ed aprono la loro casa ad amiche e conoscenti per
un ricevimento (ghadr). Gli sciiti credono che Maometto, affiancato
dall'imam Alì, suo cugino e genero, ebbe la rivelazione dell'intero
Corano in una sola notte, che potrebbe essere ciascuna di queste tre.
Assistere ad una di queste veglie (ahya) è stata per me un'esperienza
straordinaria: un centinaio di donne di tutte le età, tutte vestite a
nero dalla testa a piedi (molte con gioielli, pizzi e raffinati
vestiti ricamati), accoccolate per terra sugli splendidi tappeti di
una grande ed elegantissima casa, alternavano fino alle tre del
mattino le preghiere collettive alle chiacchiere e ai cibi
tradizionali. A guidare tutte queste 'vedove', c'era anche una
recitatrice professionale del Corano ingaggiata per l'occasione,
sembrava un film, o meglio un documentario sull'Islam.

Per altre informazioni su questi argomenti:
"Oltre il chador - Iran in bianco e nero" di Marcella Croce
ed. Medusa Milano 2006 1° premio Il Paese delle Donne Roma 2007


Marcella Croce www.marcellacroce.com     blog.marcellacroce.com
marcellacroce@gmail.com   cell. +39 340 6678233
Responsabile Centro Studi Avventure nel Mondo Palermo
http://www.angolodellavventura.com/regioni/sicilia/palermo/centro_studi.html

Friday, August 17, 2012

Ferragosto, che passione

Ferragosto, che passione

Sono le dieci del mattino del 15 agosto, il numero delle macchine
aumenta, come da copione, da ogni lato ci assediano bagnanti,
ombrelloni e sedie a sdraio: l'avevamo capito tutti prima ancora di
leggerlo sui giornali, i palermitani quest'anno non sono potuti andare
in vacanza. Io annaspo ancora, cercando di rimuovere l'invadente
senso di avvilimento che va montando da giorni. Fino alla ciliegina
sulla torta della sera precedente: l'edificante visione, per me
totalmente inedita, della spiaggia di Mondello stracolma di gente in
attesa del passaggio del Ferragosto come se fosse la cometa di un
nuovo inebriante Carnevale.
A forza di evitare da trent'anni i veglioni di Capodanno e il Festino
di Santa Rosalia, di schernire nell'intimo gli incalliti che
pervicacemente si incolonnano verso Mondello per santificare in
macchina la loro domenica, di compiangere la gente pazientemente in
fila per entrare negli shopping centers, di non guardare la
televisione per paura di vedere talk shows, reality shows, quiz e
Grande Fratello, si rischia grosso, si rischia di perdere il polso
della dura realtà.
Il trucco è sempre lo stesso e funziona ancora molto bene anche se è
passato appena qualche millennio e se le dimensioni del fenomeno si
sono allargate a dismisura: Panem et circenses era la ricetta dei
romani, Feste forni e forche le immancabili tre 'effe' degli spagnoli.
Da un paio di secoli, a molti di noi è divenuto impossibile
compiacersi della vista delle sofferenze altrui, le nostre menti
illuminate accettano però perfettamente i giochi cruenti se propinati
in modo virtuale; spesso il sangue è proprio vero, ma viaggia
attraverso la TV o Internet. In compenso l'orgia collettiva è
assolutamente concreta e godibile, l'offerta è in continuo incremento,
non è certo gratis, né sta più appesa sull'albero della cuccagna, ma
basta osservare i dettami e le regole della grande abboffata e cercare
di arraffarsi tutto per primi. Qualcuno ha già in programma di
invitare anche i marziani ad osservarci attivamente all'opera nella
nostra continua 'carnevalizzazione della vita' (secondo un'espressione
di Umberto Eco), così le multinazionali troveranno altri mercati in
espansione. Quando il divertimento è miscelato con alcol, sesso e
droga, il prodotto diviene davvero esplosivo, l'imperativo categorico,
specie sotto i trent'anni, è non limitarlo in alcun modo. Tra un
numero sempre crescente di sagre più o meno sovvenzionate, le feste
vere sono sempre più rare: il Natale, la Pasqua, le Feriae Augusti,
diventano sempre più 'comandate' e, per il tramite di ibridi
Halloween, di palii medievali fasulli, e di 'eventi' di nuova
invenzione, specie e qualità, devono espandersi ad ogni periodo
dell'anno.
So di avere pochissimi compagni sul pianeta di chi rifiuta lo svago
forzato. A loro raccomando di non raccontarlo a nessuno, guai a dire
in giro che non ci siamo divertiti.