Il potere della maschera
Con un centinaio di maschere appartenenti a cinque collezioni private e provenienti da più di trenta paesi dei cinque continenti, la mostra IL POTERE DELLA MASCHERA espone a Palermo per la prima volta uno dei tipi di oggetti più interessanti del mondo dal punto di vista antropologico.
A cura di Marcella Croce e Laura Monasteri
Inaugurazione venerdì 7 febbraio 2014 ore 18 Libreria del Mare Via Cala 50 Palermo
La mostra rimarrà aperta fino al 18 febbraio negli orari di apertura della libreria.Si ringraziano Alberta Rondini, Agata Villa, Giacomo Della Gatta, Mario Puccio e Luigi Carbone per la collaborazione
‘Tutto ciò che è profondo ama la
maschera’: con queste parole Friedrich Nietzsche intendeva sottolineare come le
maschere siano usate per indicare significati più complessi di ciò che nessuna
faccia individuale può mostrare. Mentre nelle società occidentali la maschera è
qualcosa che serve a travestire o a nascondere, in Africa è un simbolo o
un’icona che ha la funzione di rivelare la presenza di un’entità spirituale, un
fondamento morale o la storia dell’origine della comunità. Per questa ragione
molti ricercatori rifiutano l’uso della parola stessa “maschera” per indicare
questi oggetti. Per gli africani la maschera è un elemento visivo che indica
agli spettatori che la persona che la sta usando ha smesso di essere se stessa
per diventare veicolo di comunicazione con entità del mondo spirituale e
ancestrale o con divinità.
Quando
si usa la parola maschera, nella mente di molte persone si presenta l’immagine
della faccia di legno, ma in realtà la varietà dei materiali cambia con il
variare delle forme che essi assumono. Pietra, oro, argento, bronzo, carta,
stracci, pelle, spate di palma, fibre tessute o intrecciate, lacca sono stati i
materiali maggiormente usati in passato e tuttora sfruttati. Nel suo
significato intrinseco la maschera è un travestimento, una finzione. La sua
funzione può essere quella di personificare gli Spiriti, gli Dei o gli Avi, di
assumere il controllo della società, di educare o di rifiutare le responsabilità
connesse all’azione di altri. L’uso delle maschere è quasi completamente
riservato agli uomini, anche quando il personaggio rappresentato è una donna,
un caso abbastanza frequente. Ci sono comunque rilevanti eccezioni, quali ad
esempio la comunità Sande
della Sierra Leone; in essa le donne vestono il copricapo nero chiamato sowei e il ruolo del maschio è relegato
a quello del buffone.
Le
tradizioni legate all’uso della maschera si ritrovano in tutti i continenti ad
eccezione dell’Australia, dove gli aborigeni hanno invece prediletto un sistema
di pittura del corpo. L’uso delle maschere è generalmente ristretto alle aree
della foresta, anche in questo caso con alcune eccezioni: ad esempio la tradizione Inuit. Come
le maschere di molte culture africane, quelle del Pacifico riflettono una forte
tradizione cerimoniale di travestimenti e di rituali religiosi. Probabilmente
il legame tematico più forte tra i diversi culti è l’importanza accordata agli
antenati della tribù, i cui spiriti benigni sono spesso invocati.
La diversità
delle varie culture, religioni e zone geografiche dell’Asia è sottolineata
dall’incredibile varietà di maschere. La gamma dei soggetti va dai fantastici
grovigli multicolore delle maschere-uccello Garuda dello Sri Lanka alla stilizzata
semplicità delle bianche maschere Noh del Giappone. La maschera di Bali non è solo un mezzo per fare
teatro, ma è qualcosa di vivo, un oggetto che con la sua energia magica rende
l’attore veramente un’altra persona, al punto che a volte egli non riesce a
sopportare la parte e cade in trance in modo incontrollabile.
Gli attori del teatro giapponese Noh si
inchinano verso la maschera prima di prenderla, riferiscono che la maschera ha
un potere su di loro, e che si ritrovano spesso a lottare per controllare
questo potere. La maschera non è quindi solo un oggetto per travestirsi, ma
qualcosa di spirituale necessario per ottenere una trasformazione. L’attore (shite)
che interpreta Okina parla come un dio, loda l’uditorio, pronuncia parole di
pace universale, e ha doti sovrannaturali quando indossa la maschera, che
assume essa stessa poteri divini.
Le
maschere delle Americhe presentano una vasta gamma di stili. Esse sono non meno
legate ai rituali ed alle superstizioni delle altre raffigurazioni dell’Africa
o dell’Asia; inoltre alcune sono fra le più sorprendenti e sofisticate di tutti
gli esemplari di arte tribale esistenti al mondo.
In Europa
vivono numerose ed affascinanti tradizioni di maschere, rappresentate in una
grande varietà di contesti. Alcune di queste sono influenzate dalle culture di
altre parti del mondo e molte di esse hanno origini pagane. Nel corso dei
secoli, tuttavia, si sono inserite entro il contesto della cristianità. Si crede che anche le maschere del nostro Carnevale
abbiano rappresentato in origine le anime degli antenati e i riti di fertilità
legati al loro culto.
Marcella Croce
Responsabile Centro Studi Avventure nel Mondo Palermo
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